TARASCONI -  Il verbo dell’Opera. Dizionario del linguaggio in uso nella lirica

TARASCONI - Il verbo dell’Opera. Dizionario del linguaggio in uso nella lirica

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GIOVANNI TARASCONI -  Il verbo dell’Opera. Dizionario del linguaggio in uso nella lirica 

Quando all’Opera ascoltiamo un termine come “ambascia”, “malandrino”, “scomunicato” non ci scomponiamo: ancorché desuete, sono parole presenti nel nostro vocabolario mentale. Un minimo disagio coglie invece quando nel Mefistofele sentiamo “le troadi ninfe”: la mente deve compiere un piccolo sforzo, tornare agli anni di studio e ricordare che è tale chi proviene da Troade, città dell’Asia minore. Se però nel Falstaff gridano “t’arronciglio come un can”, allora diventa necessario consultare un lessico per capire che il verbo – derivante dal ferro ricurvo detto roncìglio – sta per “piegare a uncino o attorcigliare”. Accade anche quando nella Francesca da Rimini sono citati “liuto, ribecco e monocordo”: anche qui serve un dizionario per cogliere che il ribecco è deformazione di ribeca, strumento medievale. Stessa cosa quando nel rossiniano Signor Bruschino esclamano “bravo il cabalone!”: solo un buon vocabolario svelerà che si tratta di un “imbroglione”. Serve appunto un lessico specifico per il mondo della lirica, un manuale capace di guidare nell’elegante singolarità del linguaggio operistico. Ed eccolo tra le nostre mani: magnifica gerla di quelle rarità verbali che – oltre alla musica – fanno la ricchezza della lirica.

Copertina flessibile, 538 pagine