SELVINI - La porta dell'eternità • La vita e la musica di Bruno Walter

SELVINI - La porta dell'eternità • La vita e la musica di Bruno Walter

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MICHELE SELVINI - La porta dell'eternità • La vita e la musica di Bruno Walter

In tutta la pubblicistica internazionale, ivi compresa quella tedesca e americana, non esiste uno studio tanto impegnativo dedicato al grande direttore d’orchestra berlinese. Michele Selvini, di professione medico, ma anche autore e storico del disco, ha dedicato i suoi ultimi anni e ingenti risorse per raccogliere e vagliare le fonti dell’attività musicale di Bruno Walter sparse per l’Europa e l’America. In tal modo, ne ha ricostruito integralmente la vita e l’opera, portando alla luce un vasto repertorio di lettere, articoli, brani autobiografici (comprese le Erinnerung di Walter stesso, mai tradotte in italiano), recensioni d’epoca e interventi di musicisti, impresari, politici, scrittori, con ciò mettendo un punto fermo sull’attività e l’insegnamento (anche e soprattutto morale) di un protagonista della cultura musicale del secolo scorso, mai colluso con ideologie assassine, assiomi interpretativi e divismo protagonistico: ovvero colui che è stato giustamente definito come lo statista del pianeta musica.

Dei tre grandi direttori che hanno dominato la sce na mondiale nella prima metà del Ventesimo se colo , ossia Arturo Toscanini, Wilhelm Furtwängler e Bruno Walter, quest'ultimo è sicuramente quello la cui influenza sulle generazioni di direttori a seguire è stata più evidente, ivi compresa la seconda grande triade novecentesca: Karajan, Solti, Bernstein. Nato nel 1876 a Berlino e morto a Hollywood nel 1962, Bruno Walter ha letteralmente attraver sato da protagonista quasi un secolo di musica europea e americana, presiedendo a "prime" storiche come Das Lied von der Erde e Nona Sinfonia di Mahler. Con Ferruccio Busoni e Richard Strauss ha stabilito le condizioni interpretative che hanno condizionato la riscoperta di Mozart nel XX secolo e messo a punto buona parte della grande letteratura musicale austro-germanica, con particolare attenzione per Brahms e Bruckner. Direttore dell'Opera di Stato di Vienna dopo Mahler, di cui Walter è stato amico per quasi un ventennio e di cui ha letteralmente diffuso il verbo sinfonico nel Novecento, il grande direttore, dopo le ossessive persecuzioni naziste che ha dovuto subire, è approdato, sessantenne, nel Nuovo Mondo, dove, per un ventennio ha sensibilmente influito sull'attività della New York Philharmonic Orchestra e della Metropolitan Opera House, nel cui contesto ha realizzato produzioni fondamentali soprattutto delle creazioni teatrali mozartiane e di Fidelio. In tale quadro di attività, negli ultimi tre anni di vita, Walter ha provveduto a fissare il suo lascito discografico, che tuttora rappresenta uno dei vertici della storia della musica in disco. Nonostante l'importanza di tale protagonista del podio, ancora oggi le biografie che lo riguardano sono poche e in nulla soddisfacenti. Questa che presentiamo, uscita in edizione speciale nel 2001 e mai diffusa attraversi i canali usuali, è opera di uno storico del disco classico scomparso prematuramente nel 2006, che ha dedicato anni e ingenti risorse per raccogliere e vagliare le fonti di sessant'anni di attività direttoriale sparse per l'Europa e l'America. In tal modo, Michele Selvini ha ricostruito integralmente la vita e l'opera del grande direttore berlinese, portando alla luce nel contempo un vasto repertorio di lettere, articoli, brani autobiografici (comprese le Erinnerung di Walter stesso, mai tradotte in italiano) , recensioni d'epoca e interventi di musicisti , impresari , politici , scrittori (soprattutto di Thomas Mann, amico intimo di Walter): con ciò mettendo un punto fermo sull'attività e l'insegnamento (anche e soprattutto morale) di un protagonista della cultura musicale del secolo scorso, mai colluso con ideologie assassine, assiomi interpretativi e divismo protagonistico: ovvero colui che è stato giustamente definito come lo statista del pianeta musica.
<<Ho interpretato la Quarta di Mahler con molti grandi direttori, ma quando mi viene chiesto che cosa distingueva la sua interpretazione da quella degli altri, la prima parola che mi viene alle labbra è ancora e sempre umanità. Questa era l'impressione che ti dava. Avvertivi che era un uomo che aveva molto sofferto, ma che, essendo riuscito a superare la sofferenza, faceva musica a un livello più elevato degli altri. Come se gli altri, pur grandissimi, fossero attaccati al suolo e lui invece si trovasse più su, quasi fra le nuvole. Era più spirituale, in definitiva>>. (Elisabeth Schwarzkopf)
Copertina flessibile, 640 pagine