Rigoletto - Aldo Protti Gilda - Gabriella Tucci The Duke - Gianni Poggi Sparafucile - Paolo Washington Countess Ceprano / Maddalena - Anna Di Stasio Monterone - Silvano Pagliuca Giovanna - Amalia Pini Borsa - Athos Cesarini Marullo - Arturo La Porta Count Ceprano - Giorgio Onesti A Page - Kazuko Matsuuchi A Guard - Hiroshi Sakamoto
NHK Symphony Orchestra, Nikikai Chorus Group, Fujiwara Opera Chorus & Tokyo Choraliers Arturo Basile
STEFANO GOBATTI - Brani da opere e musica da camera
I GOTI Preludio • Marcia funebre • Della sua fede immemore • Preludio, coro e scena del delirio • O Signor che sol sangue hai redento • Del sangue degli empi rosseggian le sale
LUCE Monologo e carcarola di Gennaro
MASSIAS Là nel bosco di roveri a caccia • Pe' tuoi meriti il sovrano • La mia gioia assai breve è durata
Perché piangi?
Ballatella campestre
In musica
Vorrei morir
Daniela Forapani, Giancarlo Galtieri, Alex Magri, Gianfranco Montresor, Valentino Perera
Orchestra HRT di Zagabria, Corale Verdi di Ostiglia Stefano Mazzoleni
Daniele D. Godor, Marie-Louise Rodén - Set Svanholm – Mästersångaren från Västerås (Il Maestro Cantore di Västerås – in svedese / inglese)
Biografia esaustiva del tenore svedese Set Svanholm (1904-1964). Figlio di un predicatore cieco, fu allievo di John Forsell e compagno di classe di Jussi Björling al conservatorio di Stoccolma. Iniziò a cantare come baritono e, dopo essere diventato tenore, fece una rapida carriera, diventando il tenore eroico preferito dalla Germania nazista. La sua registrazione di Götterdämmerung dal festival di Bayreuth del 1942 è leggendaria. Dopo la guerra, aggirò la de-nazificazione e si affermò rapidamente come successore di Lauritz Melchior negli Stati Uniti. Successivamente, divenne il direttore generale del Teatro dell'Opera di Stoccolma.
Il libro contiene numerose fotografie, una cronologia e una discografia (entrambe in inglese). Presenta anche un saggio, in inglese, di Set Svanholm sulla tecnica vocale. La discografia e un elenco del repertorio sono disponibili come PDF scaricabili.
"...un importante contributo alla storia della lirica e alla storia culturale svedese. Il libro è strutturato in modo ambizioso ed è un ritratto biografico dettagliato ed equilibrato di una persona complessa." (Henrik Rosengren)
OPERANOSTALGIA "In ten chapters the authors retrace Svanholm’s career starting with “A rare singer and much more” to “final words” . No English is needed for the appendices. The first is an “afterword” on Svanholm’s singing technique which is followed by an article written by the tenor himself (in English!) on “ imitation – its use and abuse”. An alphabetically (according to composer) detailed discography is included. Svanholm left only a handful of commercial recordings yet the vast amount of live recordings make up for that.
There is also a complete survey of his repertoire with first and last dates and the total of performances of the works he appeared in. Siegmund is his most performed role with 109 appearances strangely enough followed by 94 incarnations of Bizet’s Don José. Bizarre is his appearance as Silvio (Pagliacci) as late as 8 May 1946 long after he switched to the tenor fach.
A chronology is included regrettably without co-stars and conductors and no content of the concerts he gave. For this the reader is referred to the publisher’s website. The online material will be available within short. It will be over 400 pages, including a chronology with casts and concert/programs, a full discography, a repertoire list and a list of songs that were part of his repertoire. (...)
This new publication is certainly of value to those whose interest also lies in (Wagnerian) tenors, photographs, discographies and chronologies of singers’ careers. This book is quasi perfect in this sense. Yet for reading about Svanholm’s fascinating life story the best option is to wait for a possible English translation." (Rudi van den Bulck)
GIANNI GORI - Giuseppe Di Stefano • Voglio una vita che non sia mai tardi
Il tesoro scoperto per caso: la voce di Giuseppe Di Stefano, il tenore che ha incarnato in un lampo di vita e nella fragranza naturale dello smalto l'anima popolare di un nuovo “recitar cantando”. Non è stato solo la voce di soavità ammaliante in una pleiade di grandi cantanti e in quel divismo dell'Opera tanto avvincente quanto le storiche passioni sportive del tempo. È stato il tenore più amato dal pubblico di tutto il mondo — nella buona e nella cattiva sorte — anche per la straordinaria comunicativa, l'innata simpatia, la generosità, lo slancio istintivo e temerario con il quale aveva gettato il cuore (e la voce) oltre l'ostacolo di un repertorio sempre più vasto ed insidioso. Gli si rimproverava aspramente di aver bruciato nell'arco di un decennio le sue qualità assolute di “lirico”, di aver consumato troppo presto la sua carriera, come del resto aveva fatto la sua leggendaria partner Maria Callas. Di questo eccentrico cantore della “dolce vita” Gianni Gori ripercorre l'avventura umana ed artistica nel segno della Leggerezza. E ne fa un ritratto narrativo che muove proprio dalla leggerezza degli esordi di Pippo e chiude con il ritorno al suo primo-e-ultimo amore, fra l'operetta e la grande canzone. Riemergono da queste pagine non solo le purezze vocali della gioventù, ma anche, filtrate dalla cronaca e dalla storia, le emozioni che il tenore dalla “vita spericolata” ha saputo sbalzare nelle interpretazioni e negli affetti dell'ultima stagione.
Con una Posfazione di Adolfo Vannucci
Copertina flessibile, 168 pagine
"Non sono molte le monografie in lingua italiana dedicate al tenore Giuseppe Di Stefano, e soprattutto non ne esistono di recenti: Zecchini Editore dedica un volume della collana “Grandi Voci” proprio a lui, che è stato uno dei più grandi tenori del XX secolo. Il libro è scritto dall’esperto musicologo Gianni Gori e ripercorre le vicende artistiche, vocali e umane di “Pippo” Di Stefano, cantante molto amato dal pubblico e anche da Luciano Pavarotti che disse di lui: “Il mio idolo è Giuseppe Di Stefano; lo amai ancor più di Beniamino Gigli e questo mi costò addirittura, per l’unica volta in vita mia, uno schiaffo da mio padre (anche lui cantante lirico, ndr), che continuò a preferirgli Gigli”.
GIANNI GORI - Mario del Monaco. Mille guerrier m'inseguono...
Affermatosi con una delle voci migliori nei peggiori anni della nostra storia (quelli di guerra), adorato e ancora rimpianto dalle folle, protagonista maschile nell’era del “miracolo economico” (e del dualismo Callas-Tebaldi, e non solo), il fenomeno-Del Monaco ha affascinato con lo squillo poderoso, la plasticità dell’accento e la personalità da star dello schermo, rievocando il mito sempre incombente di Caruso e conquistando, dal 1950, il “potere supremo” nel ruolo di Otello. Con il proprio carisma tenorile è stato figura emergente nello scenario della storia italiana per quasi un quarantennio. Trascorsi venticinque anni dalla morte dell’artista, Gianni Gori — alternando il piano saggistico a quello narrativo — ne ripercorre le esperienze, ne analizza le peculiarità vocali, riflette sulle fortune di Del Monaco e nello stesso tempo sulle riserve di una critica che lo ha spesso circoscritto a espressione divistica di un plateale atletismo vocale. Tra il più antico dei moderni e il più moderno degli antichi, Gori opta per l’immagine del primo, inattuale Heldentenor italiano, campione del neoclassicismo operistico; l’ultimo nella dimensione storica dell’Opera come “romanzo popolare”. All’autore offre spunto provocatorio un incandescente prologo-prefazione di Marzio Pieri.
MARCELLA GOVONI - Interpretar cantando. Problemi, ricerche e soluzioni per divenire 'personaggio' nel Teatro musicale
Il volume ha due anime, la prima, più razionale, si occupa dei "mezzi di attuazione e di trasmissione di un personaggio d'opera" e cioè delle basi tecniche che servono al cantante interprete, quelle basi che coinvolgono il fisico, la respirazione e quant'altro serve allo strumento più difficile in assoluto da governare: la voce e non solo la voce, ma tutto il corpo con il quale si deve agire. È la parte sulla quale i giovani, esposti alle lusinghe dei facili quanto fallaci successi, dovrebbero più meditare: tutti sappiamo quanto siano carenti oggi i nuovi interpreti e quanto sia a rischio - per mancanza di insegnanti adeguati e per un mercato ottuso e volgarmente profittatore - la conservazione di quel patrimonio culturale, vanto del nostro paese, che è il "bel canto". La seconda parte del volume è quella apparentemente più irrazionale. I "suggerimenti per interpretare un d'opera" analizzano singole pagine dei personaggio melodrammi più noti dando indicazioni puntigliose che coinvolgono ogni gesto e atteggiamento. Tanta acribia di prescrizioni sconfina con l'impossibilità pratica di realizzarla se non attraverso il coinvolgimento totale della propria entità fisica e psichica. Si tratta pur sempre, come l'autrice stessa scrive, di "suggerimenti", la cui lettura serve paeraltro a penetrare all'interno del meccanismo, non più tecnico (quello si inamovibile), ma emozionale. Il lettore interprete deve dunque far proprio questo atteggiamento ed utilizzarlo quanto più e meglio può.
Per quanto banale possa sembrare il titolo, la scelta dei brani effettuata da Roger Beardsley è eccellente. Sarebbe difficile trovare registrazioni migliori di molti dei duetti presentati su questo CD. E' molto piacevole trovare Pattiera e la Seinemeyer, di cui in giro ci sono poche incisioni e le cui versioni dei duetti di Otello e Andrea Chénier sono tra le migliori. Schipa, la dal Monte e la Favero, rispettivamente, furono le scelte perfette per i duetti di Bellini e Mascagni. Infine, dobbiamo complimentarci con i produttori per aver incluso la meravigliosa registrazione con Frida Leider e Lauritz Melchior.