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FULGONI - Dettati Volume Unico I Corso (Con Un Cd)
Prezzo regolare €27,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Dettati Volume Unico I Corso (Con Un Cd)
TEORIA, SOLFEGGIO e DETTATO MUSICALE: questa è la dicitura ministeriale che specifica le caratteristiche di un insegnamento musicale di base. Per l’apprendimento di qualsiasi linguaggio, non solo di quello musicale, assume enorme importanza la pratica del dettato. Sostanzialmente, mentre con la lettura e il solfeggio impariamo a trasformare il segno in parola o in suono – e successivamente, attraverso l’approfondimento grammaticale e sintattico, in frase e periodo con senso compiuto – con il dettato si attua il processo inverso. complementare al primo: si educa l’orecchio a percepire esattamente e a trasformare quanto ascolta in segno, alfabetico o musicale.
Anche nel caso del procedimento dal suono al segno, ciò che interessa non è tanto educare alla percezione e all’individuazione dei singoli suoni, uno in rapporto all’altro secondo aridi legami intervallari. quanto il condurre ad una progressiva sensibilità all’insieme degli intervalli e dei suoni nella loro particolare struttura ritmica e nelle loro implicazioni armoniche, tale da formare immediatamente o quasi, frasi o periodi musicali a senso compiuto.
Nei programmi di insegnamento vigenti nei conservatori italiani non sono presenti con pari peso tutti e tre i livelli teorici del dettato musicale: ritmico. melodico e armonico. Quest’ultimo è assente da qualsiasi prova d’esame, pur essendo compreso, quasi come appendice, nella IV parte del lavoro di E. Pozzoli sul dettato (Ricordi: 1921).
Il dettato praticato nei nostri conservatori è essenzialmente di natura melodica.
A nostro avviso non si trattò in questo caso né di una svista del legislatore né di una presa di posizione di natura individuale, quanto di una scelta sintetica tesa a concentrare in un unico tipo di prova il risultato di un lavoro più esteso e completo.
Il dettato melodico infatti, così come è (o come dovrebbe essere) formulato nelle prove d’esame, consiste in un frammento melodico dotato di ritmo, di implicite funzioni armoniche e finalmente di una forma, di una propria articolazione e di un preciso respiro.
Per condurre l’allievo alla esatta percezione e alla corretta realizzazione semiografica di tutto ciò, è ben evidente come il lavoro di base sia necessariamente impostato, oltre che sugli aspetti essenzialmente melodici, anche sulla ritmica, sulla verticalità degli intervalli e sulla forma musicale.
Scopo del dettato è soprattutto quello di educare nell’allievo la sensibilità tonale: non è tanto importante che si impari meccanicamente a cogliere in modo indifferenziato i suoni componenti un dato frammento e a trascriverli secondo i loro semplici rapporti di durata quanto è essenziale arrivare a memorizzare e interiorizzare il più rapidamente possibile un inciso, un frammento, una frase, individuandone gli elementi di maggior peso musicale, se non anche le qualità espressive.
in quest’ottica assume il giusto significato anche l’attenzione al singolo intervallo, di cui si rileverà non solo la grandezza, ma soprattutto la qualità e la funzione all’interno della melodia stessa. Ben venga allora il dettato melodico se può condurre a risultati di questo tipo:
sviluppo della percezione, della memoria e della elaborazione del suono in musica. In fondo la traduzione in segno è l’elemento più facile e meccanico.
È pertanto evidente che qualsiasi ‘corso’ stampato di dettato presuppone la collaborazione attenta e personale dell’insegnante il quale, passo per passo, interverrà con appositi esercizi ritmici, mnemonici, armonici e di confronto, là dove, nonostante la difficoltà progressiva del metodo, si presentino comunque degli ostacoli per i singoli allievi.
FULGONI - Dettati • Volume Unico (Con Tre CD Allegati)
Prezzo regolare €50,00 Prezzo speciale €49,80 Salva 0%FULGONI - Dettati • Volume Unico (Con Tre CD Allegati)
Esercizi graduali di preparazione al dettato ritmico e melodico per il corso completo di teoria, solfeggio e dettato musicale
VOLUME UNICO CON 3 CD ALLEGATI (1° – 2° – 3° CORSO)
TEORIA, SOLFEGGIO e DETTATO MUSICALE: questa è la dicitura ministeriale che specifica le caratteristiche di un insegnamento musicale di base. Per l’apprendimento di qualsiasi linguaggio, non solo di quello musicale, assume enorme importanza la pratica del dettato. Sostanzialmente, mentre con la lettura e il solfeggio impariamo a trasformare il segno in parola o in suono – e successivamente, attraverso l’approfondimento grammaticale e sintattico, in frase e periodo con senso compiuto – con il dettato si attua il processo inverso. complementare al primo: si educa l’orecchio a percepire esattamente e a trasformare quanto ascolta in segno, alfabetico o musicale.
Anche nel caso del procedimento dal suono al segno, ciò che interessa non è tanto educare alla percezione e all’individuazione dei singoli suoni, uno in rapporto all’altro secondo aridi legami intervallari. quanto il condurre ad una progressiva sensibilità all’insieme degli intervalli e dei suoni nella loro particolare struttura ritmica e nelle loro implicazioni armoniche, tale da formare immediatamente o quasi, frasi o periodi musicali a senso compiuto.
Nei programmi di insegnamento vigenti nei conservatori italiani non sono presenti con pari peso tutti e tre i livelli teorici del dettato musicale: ritmico. melodico e armonico. Quest’ultimo è assente da qualsiasi prova d’esame, pur essendo compreso, quasi come appendice, nella IV parte del lavoro di E. Pozzoli sul dettato (Ricordi: 1921).
Il dettato praticato nei nostri conservatori è essenzialmente di natura melodica.
A nostro avviso non si trattò in questo caso né di una svista del legislatore né di una presa di posizione di natura individuale, quanto di una scelta sintetica tesa a concentrare in un unico tipo di prova il risultato di un lavoro più esteso e completo.
Il dettato melodico infatti, così come è (o come dovrebbe essere) formulato nelle prove d’esame, consiste in un frammento melodico dotato di ritmo, di implicite funzioni armoniche e finalmente di una forma, di una propria articolazione e di un preciso respiro.
Per condurre l’allievo alla esatta percezione e alla corretta realizzazione semiografica di tutto ciò, è ben evidente come il lavoro di base sia necessariamente impostato, oltre che sugli aspetti essenzialmente melodici, anche sulla ritmica, sulla verticalità degli intervalli e sulla forma musicale.
Scopo del dettato è soprattutto quello di educare nell’allievo la sensibilità tonale: non è tanto importante che si impari meccanicamente a cogliere in modo indifferenziato i suoni componenti un dato frammento e a trascriverli secondo i loro semplici rapporti di durata quanto è essenziale arrivare a memorizzare e interiorizzare il più rapidamente possibile un inciso, un frammento, una frase, individuandone gli elementi di maggior peso musicale, se non anche le qualità espressive.
in quest’ottica assume il giusto significato anche l’attenzione al singolo intervallo, di cui si rileverà non solo la grandezza, ma soprattutto la qualità e la funzione all’interno della melodia stessa. Ben venga allora il dettato melodico se può condurre a risultati di questo tipo:
sviluppo della percezione, della memoria e della elaborazione del suono in musica. In fondo la traduzione in segno è l’elemento più facile e meccanico.
È pertanto evidente che qualsiasi ‘corso’ stampato di dettato presuppone la collaborazione attenta e personale dell’insegnante il quale, passo per passo, interverrà con appositi esercizi ritmici, mnemonici, armonici e di confronto, là dove, nonostante la difficoltà progressiva del metodo, si presentino comunque degli ostacoli per i singoli allievi.
FULGONI - Manuale di musica · Volume primo
Prezzo regolare €21,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di musica · Volume primo
Nuovo metodo pratico per la conoscenza della semiologia musicale.
Nella maggior parte dei metodi ancora oggi in uso per la “divisione” e per il “solfeggio” i problemi ritmici vengono spesso affrontati e risolti a livello imitativo e tacitamente ripetitivo.
In pratica viene di volta in volta presentata e visualizzata una diversa formula ritmica la quale, dopo le dovute delucidazione e l’esempio, verrà ripetuta meccanicamente e costantemente fino ad esaurimento degli appositi esercizi.
A nostro parere tale impostazione elude i problemi ritmici piuttosto che affrontarli direttamente e alla radice, non consentendo all’allievo di raggiungere la necessaria autonomia a livello mentale e musicale.
Nel presente lavoro ci si propone allora di ribaltare tale atteggiamento didattico, presentando e analizzando la materia alla luce della razionalità e della logica del discorso musicale.
Non è infatti sufficiente che l’allievo conosca il valore matematico delle singole note (1/4, 1/8 ecc. non rappresentano che pure astrazioni) e il loro organizzarsi in misure intese come somma di quantità, ma è soprattutto necessario che comprenda l’esatta “Collocazione ritmica” in relazione ad un più ampio contesto.
I problemi interni alle singole cellule ritmiche e alle varianti relative vengono di volta in volta interiorizzati e scomposti dal ragionamento, nell’intento di favorire il raggiungimento di una totale indipendenza. Le capacità di attenzione e di concentrazione sono rese attive attraverso una tensione intelligente ed efficace di stimoli. La strutturazione chiara e organica, articolata su criteri di logica e di gradualità è infatti condizione essenziale per formare nell’allievo-musicista un abito mentale completo, analitico e sintetico allo stesso tempo, sviluppando quella autonomia e prontezza nella percezione e quella autonomia critica che rappresentano i requisiti fondamentali per affrontare qualsiasi realtà musicale e in particolare quella attuale.
Detto ciò è giusto far osservare che il presente metodo non vuol porsi in alternativa e comunque in sostituzione della abituale pratica del solfeggio, inteso come solfeggio “parlato”.
Il MANUALE DI MUSICA, pur essendo autosufficiente a livello formativo, deve essere corredato dalla pratica del Dettato musicale e del Solfeggio parlato per chi intenda affrontare gli studi a livello accademico, con relativo esame in Conservatorio.
A tali problemi sono dedicati il corso di dettato “DETTATI” ed. LA NOTA 1989 e i tre volumi del “MANUALE DI SOLFEGGIO”: in prefazione al Manuale di Solfeggio sarà discussa in modo approfondito la validità e giusta pratica di quest’ultima disciplina.
Sia qui detto solo per inciso che il tanto vituperato solfeggio parlato, ampiamente attaccato da didatti e musicisti in genere, deve a sua fama di pratica inutile se non dannosa al modo scorretto con cui spesso è stato ed è tuttora affrontato.
A nostro parere il solfeggio conserva tutta la sua dignità didattica e la sua dimensione storica solo se viene recuperata la sua funzione propedeutica, cioè il suo farsi ponte tra la pura ritmica e l’esecuzione musicale vera e propria. Se vogliamo considerare il solfeggio parlato come un solfeggio cantato facilitato attraverso l’intonazione simbolica, la sua esecuzione deve conservare tutta l’integrità musicale della pagina che si legge, educando così alla immediata percezione e realizzazione di tutto cioè che il segno musicale rappresenta (eccezion fatta per il parametro “altezza”).
Ciò che non ha più senso di esistere non è allora il solfeggio parlato in sè, ma piuttosto un certo tipo di pratica, con suddivisione e scansione vocale della sillaba-nota, con appoggio costante sui tempi forti o sulla parte forte della pulsazione con le inevitabili conseguenze: frazionamento del suono nelle note lunghe e annullamento di tutti gli effetti di sincope e di contrasto ritmico, sulla base di una costante e normale unificazione degli elementi metrici con quelli ritmici.
Il risultato più eclatante di tale prassi è la contraddizione del reale significato del segno musicale e pertanto di una diseducazione alla corretta lettura.
Nel “Manuale di Musica” si intende “educare” alla interiorizzazione mentale della pulsazione, fattore indispensabile all’interpretazione del fraseggio del discorso musicale.
FULGONI - Manuale di musica · Volume secondo
Prezzo regolare €19,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di musica · Volume secondo
Nuovo metodo pratico per la conoscenza della semiologia musicale.
Nella maggior parte dei metodi ancora oggi in uso per la “divisione” e per il “solfeggio” i problemi ritmici vengono spesso affrontati e risolti a livello imitativo e tacitamente ripetitivo.
In pratica viene di volta in volta presentata e visualizzata una diversa formula ritmica la quale, dopo le dovute delucidazione e l’esempio, verrà ripetuta meccanicamente e costantemente fino ad esaurimento degli appositi esercizi.
A nostro parere tale impostazione elude i problemi ritmici piuttosto che affrontarli direttamente e alla radice, non consentendo all’allievo di raggiungere la necessaria autonomia a livello mentale e musicale.
Nel presente lavoro ci si propone allora di ribaltare tale atteggiamento didattico, presentando e analizzando la materia alla luce della razionalità e della logica del discorso musicale.
Non è infatti sufficiente che l’allievo conosca il valore matematico delle singole note (1/4, 1/8 ecc. non rappresentano che pure astrazioni) e il loro organizzarsi in misure intese come somma di quantità, ma è soprattutto necessario che comprenda l’esatta “Collocazione ritmica” in relazione ad un più ampio contesto.
I problemi interni alle singole cellule ritmiche e alle varianti relative vengono di volta in volta interiorizzati e scomposti dal ragionamento, nell’intento di favorire il raggiungimento di una totale indipendenza. Le capacità di attenzione e di concentrazione sono rese attive attraverso una tensione intelligente ed efficace di stimoli. La strutturazione chiara e organica, articolata su criteri di logica e di gradualità è infatti condizione essenziale per formare nell’allievo-musicista un abito mentale completo, analitico e sintetico allo stesso tempo, sviluppando quella autonomia e prontezza nella percezione e quella autonomia critica che rappresentano i requisiti fondamentali per affrontare qualsiasi realtà musicale e in particolare quella attuale.
Detto ciò è giusto far osservare che il presente metodo non vuol porsi in alternativa e comunque in sostituzione della abituale pratica del solfeggio, inteso come solfeggio “parlato”.
Il MANUALE DI MUSICA, pur essendo autosufficiente a livello formativo, deve essere corredato dalla pratica del Dettato musicale e del Solfeggio parlato per chi intenda affrontare gli studi a livello accademico, con relativo esame in Conservatorio.
A tali problemi sono dedicati il corso di dettato “DETTATI” ed. LA NOTA 1989 e i tre volumi del “MANUALE DI SOLFEGGIO”: in prefazione al Manuale di Solfeggio sarà discussa in modo approfondito la validità e giusta pratica di quest’ultima disciplina.
Sia qui detto solo per inciso che il tanto vituperato solfeggio parlato, ampiamente attaccato da didatti e musicisti in genere, deve a sua fama di pratica inutile se non dannosa al modo scorretto con cui spesso è stato ed è tuttora affrontato.
A nostro parere il solfeggio conserva tutta la sua dignità didattica e la sua dimensione storica solo se viene recuperata la sua funzione propedeutica, cioè il suo farsi ponte tra la pura ritmica e l’esecuzione musicale vera e propria. Se vogliamo considerare il solfeggio parlato come un solfeggio cantato facilitato attraverso l’intonazione simbolica, la sua esecuzione deve conservare tutta l’integrità musicale della pagina che si legge, educando così alla immediata percezione e realizzazione di tutto cioè che il segno musicale rappresenta (eccezion fatta per il parametro “altezza”).
Ciò che non ha più senso di esistere non è allora il solfeggio parlato in sè, ma piuttosto un certo tipo di pratica, con suddivisione e scansione vocale della sillaba-nota, con appoggio costante sui tempi forti o sulla parte forte della pulsazione con le inevitabili conseguenze: frazionamento del suono nelle note lunghe e annullamento di tutti gli effetti di sincope e di contrasto ritmico, sulla base di una costante e normale unificazione degli elementi metrici con quelli ritmici.
Il risultato più eclatante di tale prassi è la contraddizione del reale significato del segno musicale e pertanto di una diseducazione alla corretta lettura.
Nel “Manuale di Musica” si intende “educare” alla interiorizzazione mentale della pulsazione, fattore indispensabile all’interpretazione del fraseggio del discorso musicale.
FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume primo
Prezzo regolare €13,50 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume primo
Raccolta di esercizi graduali per la conoscenza del solfeggio
Qualcuno si potrebbe chiedere che senso e che utilità possa avere oggi la pubblicazione di un manuale di solfeggio. Da una parte infatti si riscontra una vera e propria inflazione di testi di dimensioni piccole e grandi, datati e più recenti, a stampa e manoscritti, i quali tutti si prefiggono come scopo la preparazione dell’esame di licenza in Teoria e Solfeggio.
D’altra parte non mancano le critiche e talvolta gli attacchi pretestuosi proprio contro quella disciplina che prende il nome di “solfeggio parlato”: qualcuno ne suggerisce la definitiva eliminazione dai programmi dei Conservatori, in quanto pratica retriva, inutile se non dannosa, comunque non allineata con i programmi degli studi musicali di quei paesi che, per definizione, siamo abituati a ritenere didatticamente superiori.
Lungi dal voler assumere una posizione reazionaria, mi sembra ragionevole valutare con serenità che cosa è il solfeggio parlato e a che cosa mira, rendendoci conto invece di cosa comunque non deve mai essere.
Come già accennato in prefazione ai due volumi del Manuale di Musica, che ritengo strettamente legato alla realizzazione esatta e musicale degli esercizi contenuti nel Manuale di Solfeggio, il solfeggio parlato rappresenta un esercizio di lettura musicale che va oltre la semplice lettura ritmica; lo si può considerare un solfeggio cantato facilitato, con l’intonazione solo simbolica, un ponte tra la ritmica pura e l’esecuzione musicale vera e propria, dotata di fraseggio, respiro e di uno stretto rapporto tra ritmo e melodia.
La realizzazione dei principali abbellimenti, pur nella genericità e nella fissità delle regole di base, trova nel solfeggio parlato un utilissimo esercizio propedeutico: aldilà delle particolarità che comporta ogni diverso idioma strumentale, il “dire” l’abbellimento conduce ad una giusta pronuncia strumentale, alla esatta collocazione ritmica e alla definizione del significato musicale del singolo ornamento. Si crea così la base per una successiva specializzazione vocale e strumentale, che ovviamente contempli una maggiore libertà esecutiva e una aprirsi a stili e prassi diversi. Il problema dell’interpretazione degli abbellimenti rappresenta pertanto una campo di applicazione in cui il solfeggio parlato è insostituibile.
Il solfeggio parlato, questo “grande accusato”, soffre piuttosto del modo scorretto con cui è stato tanto tempo praticato e al quale ancora oggi si indulge. Spesso infatti il solfeggio si riduce a una scansione sillabica del testo musicale, con frazionamento dei valori della reiterazione delle vocali e distruzione sistematica di tutte le sincopi con sottolineatura vocale forzata dell’accento metrico in luogo di quello ritmico. Quand’è così si può a ragione parlare di pratica inutile e dannosa, da eliminare senz’altro.
Si raccomanda invece l’esatta pronuncia delle sillabe, con il raddoppio delle consonanti laddove si voglia ottenere la precisione nella collocazione ritmica delle note e l’efficacia dell’accentuazione.
Si ritiene indispensabile la tenuta della vocale sul fiato nei valori lunghi, senza reiterazione della vocale stessa e la corretta valorizzazione delle sincopi e di tutti gli eventi ritmici. Anche la respirazione e il fraseggio devono essere adeguati ad una esecuzione musicale, rilevando ogni qualvolta sia possibile anche i segni di articolazione, di dinamica e di agogica. Condizione essenziale a questa pratica è l’interiorizzazione della pulsazione, pur scandita attraverso il gesto della mano, che altro non è se non l’antico e modernissimo “tactus”. La funzione del Manuale di Solfeggio è quindi quella di sussidio alla preparazione delle prove di solfeggio parlato (chiave di sol e setticlavio) presenti nel programma d’esame di licenza di Teoria e Solfeggio, integrando così i due volumi del Manuale di Musica che ne rappresentano il complemento. Una tavola di raccordo appositamente predisposta suggerisce i collegamenti tra i vari volumi.
FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume secondo
Prezzo regolare €14,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume secondo
Raccolta di esercizi graduali nelle chiavi di do fa sol
Qualcuno si potrebbe chiedere che senso e che utilità possa avere oggi la pubblicazione di un manuale di solfeggio. Da una parte infatti si riscontra una vera e propria inflazione di testi di dimensioni piccole e grandi, datati e più recenti, a stampa e manoscritti, i quali tutti si prefiggono come scopo la preparazione dell’esame di licenza in Teoria e Solfeggio.
D’altra parte non mancano le critiche e talvolta gli attacchi pretestuosi proprio contro quella disciplina che prende il nome di “solfeggio parlato”: qualcuno ne suggerisce la definitiva eliminazione dai programmi dei Conservatori, in quanto pratica retriva, inutile se non dannosa, comunque non allineata con i programmi degli studi musicali di quei paesi che, per definizione, siamo abituati a ritenere didatticamente superiori.
Lungi dal voler assumere una posizione reazionaria, mi sembra ragionevole valutare con serenità che cosa è il solfeggio parlato e a che cosa mira, rendendoci conto invece di cosa comunque non deve mai essere.
Come già accennato in prefazione ai due volumi del Manuale di Musica, che ritengo strettamente legato alla realizzazione esatta e musicale degli esercizi contenuti nel Manuale di Solfeggio, il solfeggio parlato rappresenta un esercizio di lettura musicale che va oltre la semplice lettura ritmica; lo si può considerare un solfeggio cantato facilitato, con l’intonazione solo simbolica, un ponte tra la ritmica pura e l’esecuzione musicale vera e propria, dotata di fraseggio, respiro e di uno stretto rapporto tra ritmo e melodia.
La realizzazione dei principali abbellimenti, pur nella genericità e nella fissità delle regole di base, trova nel solfeggio parlato un utilissimo esercizio propedeutico: aldilà delle particolarità che comporta ogni diverso idioma strumentale, il “dire” l’abbellimento conduce ad una giusta pronuncia strumentale, alla esatta collocazione ritmica e alla definizione del significato musicale del singolo ornamento. Si crea così la base per una successiva specializzazione vocale e strumentale, che ovviamente contempli una maggiore libertà esecutiva e una aprirsi a stili e prassi diversi. Il problema dell’interpretazione degli abbellimenti rappresenta pertanto una campo di applicazione in cui il solfeggio parlato è insostituibile.
Il solfeggio parlato, questo “grande accusato”, soffre piuttosto del modo scorretto con cui è stato tanto tempo praticato e al quale ancora oggi si indulge. Spesso infatti il solfeggio si riduce a una scansione sillabica del testo musicale, con frazionamento dei valori della reiterazione delle vocali e distruzione sistematica di tutte le sincopi con sottolineatura vocale forzata dell’accento metrico in luogo di quello ritmico. Quand’è così si può a ragione parlare di pratica inutile e dannosa, da eliminare senz’altro.
Si raccomanda invece l’esatta pronuncia delle sillabe, con il raddoppio delle consonanti laddove si voglia ottenere la precisione nella collocazione ritmica delle note e l’efficacia dell’accentuazione.
Si ritiene indispensabile la tenuta della vocale sul fiato nei valori lunghi, senza reiterazione della vocale stessa e la corretta valorizzazione delle sincopi e di tutti gli eventi ritmici. Anche la respirazione e il fraseggio devono essere adeguati ad una esecuzione musicale, rilevando ogni qualvolta sia possibile anche i segni di articolazione, di dinamica e di agogica. Condizione essenziale a questa pratica è l’interiorizzazione della pulsazione, pur scandita attraverso il gesto della mano, che altro non è se non l’antico e modernissimo “tactus”. La funzione del Manuale di Solfeggio è quindi quella di sussidio alla preparazione delle prove di solfeggio parlato (chiave di sol e setticlavio) presenti nel programma d’esame di licenza di Teoria e Solfeggio, integrando così i due volumi del Manuale di Musica che ne rappresentano il complemento. Una tavola di raccordo appositamente predisposta suggerisce i collegamenti tra i vari volumi.
FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume terzo
Prezzo regolare €14,50 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%FULGONI - Manuale di solfeggio • Volume terzo
Raccolta di esercizi graduali in appendice prove d’esame per la licenza di teoria e solfeggio
Raccolta di esercizi graduali per la conoscenza del solfeggio
Qualcuno si potrebbe chiedere che senso e che utilità possa avere oggi la pubblicazione di un manuale di solfeggio. Da una parte infatti si riscontra una vera e propria inflazione di testi di dimensioni piccole e grandi, datati e più recenti, a stampa e manoscritti, i quali tutti si prefiggono come scopo la preparazione dell’esame di licenza in Teoria e Solfeggio.
D’altra parte non mancano le critiche e talvolta gli attacchi pretestuosi proprio contro quella disciplina che prende il nome di “solfeggio parlato”: qualcuno ne suggerisce la definitiva eliminazione dai programmi dei Conservatori, in quanto pratica retriva, inutile se non dannosa, comunque non allineata con i programmi degli studi musicali di quei paesi che, per definizione, siamo abituati a ritenere didatticamente superiori.
Lungi dal voler assumere una posizione reazionaria, mi sembra ragionevole valutare con serenità che cosa è il solfeggio parlato e a che cosa mira, rendendoci conto invece di cosa comunque non deve mai essere.
Come già accennato in prefazione ai due volumi del Manuale di Musica, che ritengo strettamente legato alla realizzazione esatta e musicale degli esercizi contenuti nel Manuale di Solfeggio, il solfeggio parlato rappresenta un esercizio di lettura musicale che va oltre la semplice lettura ritmica; lo si può considerare un solfeggio cantato facilitato, con l’intonazione solo simbolica, un ponte tra la ritmica pura e l’esecuzione musicale vera e propria, dotata di fraseggio, respiro e di uno stretto rapporto tra ritmo e melodia.
La realizzazione dei principali abbellimenti, pur nella genericità e nella fissità delle regole di base, trova nel solfeggio parlato un utilissimo esercizio propedeutico: aldilà delle particolarità che comporta ogni diverso idioma strumentale, il “dire” l’abbellimento conduce ad una giusta pronuncia strumentale, alla esatta collocazione ritmica e alla definizione del significato musicale del singolo ornamento. Si crea così la base per una successiva specializzazione vocale e strumentale, che ovviamente contempli una maggiore libertà esecutiva e una aprirsi a stili e prassi diversi. Il problema dell’interpretazione degli abbellimenti rappresenta pertanto una campo di applicazione in cui il solfeggio parlato è insostituibile.
Il solfeggio parlato, questo “grande accusato”, soffre piuttosto del modo scorretto con cui è stato tanto tempo praticato e al quale ancora oggi si indulge. Spesso infatti il solfeggio si riduce a una scansione sillabica del testo musicale, con frazionamento dei valori della reiterazione delle vocali e distruzione sistematica di tutte le sincopi con sottolineatura vocale forzata dell’accento metrico in luogo di quello ritmico. Quand’è così si può a ragione parlare di pratica inutile e dannosa, da eliminare senz’altro.
Si raccomanda invece l’esatta pronuncia delle sillabe, con il raddoppio delle consonanti laddove si voglia ottenere la precisione nella collocazione ritmica delle note e l’efficacia dell’accentuazione.
Si ritiene indispensabile la tenuta della vocale sul fiato nei valori lunghi, senza reiterazione della vocale stessa e la corretta valorizzazione delle sincopi e di tutti gli eventi ritmici. Anche la respirazione e il fraseggio devono essere adeguati ad una esecuzione musicale, rilevando ogni qualvolta sia possibile anche i segni di articolazione, di dinamica e di agogica. Condizione essenziale a questa pratica è l’interiorizzazione della pulsazione, pur scandita attraverso il gesto della mano, che altro non è se non l’antico e modernissimo “tactus”. La funzione del Manuale di Solfeggio è quindi quella di sussidio alla preparazione delle prove di solfeggio parlato (chiave di sol e setticlavio) presenti nel programma d’esame di licenza di Teoria e Solfeggio, integrando così i due volumi del Manuale di Musica che ne rappresentano il complemento. Una tavola di raccordo appositamente predisposta suggerisce i collegamenti tra i vari volumi.
FULGONI / SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Primo
Prezzo regolare €25,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%MARIO FULGONI / ANNA SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Primo
Il Manuale di Teoria musicale nasce come completamento del metodo di formazione musicale di base, rappresentato dai lavori di Mario Fulgoni che già da vent’anni sono diffusi nella realtà didattica: i due volumi del Manuale dì Musica, i tre del Manuale di Solfeggio e il fascicolo dei Dettati con i 3 CD audio MP3.
Anche la collaborazione tra Mario Fulgoni e Anna Sorrento ha origine nel comune impegno pedagogico, nella condivisione di un progetto formativo e nella sua verifica costante negli ultimi quindici anni. Il Manuale di Teoria musicale si prefigge di approfondire la trattazione scarna ed essenziale del Manuale di Musica, di rilevarne i problemi e di proporne le soluzioni. Il Manuale di Teorìa rappresenta anche la sede adatta per offrire allo studente un corredo di osservazioni, di informazioni, di raffronti, di esempi, di esercitazioni e, non ultimo, di interrogativi che lo stimolino ad un ulteriore approfondimento.
L’impostazione strutturale del Manuale di Teoria rispetta la suddivisione e la distribuzione degli argomenti a suo tempo adottate nel Manuale di Musica. Proprio in conformità a questo criterio si è pensato di mantenere l’articolazione in due volumi delle tre principali aree di studio: la semiografia musicale, il ritmo, le basi della melodia e dell’armonia. La Semiografia musicale I (nel primo volume) è rivolta all’osservazione e alla sistematizzazione razionale della notazione musicale relativa all’altezza e alla durata dei suoni. Nel secondo volume (Semiografia musicale II) si esplorano anche le possibilità di espressione grafica o simbolica dell’intensità e del timbro, prevedendo anche un paragrafo dedicato allo studio della velocita di scorrimento del ritmo: la Agogica, la sua notazione e modulazione. Il vasto capitolo della “Stenografia musicale” è selettivamente centrato su abbellimenti e abbreviazioni.
La grande area del ritmo musicale è ripartita in diversi capitoli. La definizione di ritmo, le leggi che ne regolano l’organizzazione, le convenzioni di scrittura e le classificazioni metriche costituiscono il capitolo “II Ritmo e la sua organizzazione” (primo volume, capitolo primo, Il Ritmo I). Le “Alterazioni ritmico-metriche” sono invece suddivise tra i due volumi: i “Contrasti ritmico-metrici” (sincope, contrattempo, gruppi irregolari) sono inclusi nel primo volume (Il Ritmo I, capitolo secondo), mentre la multimetria (cambiamenti di tempo), la polimetria, la poliritmia e altri aspetti particolari vengono trattati nel secondo volume (Il Ritmo II). Vasto spazio è dato all’indagine, al confronto e alla classificazione dell’accento musicale nella sua complessa e sfaccettata realtà. “Scale” e “Intervalli” sono i due importanti capitoli che costituiscono la terza parte del primo volume: Le basi della melodia e dell’armonia I. Nel secondo volume quest’area è completata dallo studio della struttura e della risoluzione degli accordi di tre, quattro e cinque suoni e dalla impostazione delle modulazioni tonali, affrontate qui da un punto di vista essenzialmente melodico (Le basi della melodia e dell’armonia II).
Il secondo volume prevede anche argomenti estranei alle tre aree principali o ad esse collegati come applicazione pratica o come campo specifico di indagine: la classificazione delle voci e degli strumenti musicali, il problema della intonazione e il concetto di “temperamento”, la tecnica del trasporto con riferimento agli strumenti traspositori e alle implicazioni pratiche del setticlavio. Queste tematiche sono inserite nell’area semiografica (volume II, parte I).
La trattazione è corredata da “finestre storiche” che si aprono là dove l’interesse del testo sollecita un approfondimento: la loro funzione non è quella di offrire una esposizione completa e chiusa in sé stessa, ma piuttosto di inquadrare in estrema sintesi spunti di ricerca che lo studente potrà individuare ed ampliare. Anche i frequenti “dizionari” multilingue, redatti per area o per singolo argomento, sono collocati come sussidio all’approfondimento individuale che spesso implica una vasta consultazione bibliografica. Questa prevede a sua volta la conoscenza di base delle principali lingue straniere, tenendo conto che in genere i comuni dizionari non offrono alcun aiuto per la comprensione dei termini tecnico-musicali. Le aree o, in qualche caso, i singoli capitoli sono seguiti da esercitazioni pratiche che consistono – sistematicamente e in primo luogo -nell’impostazione e redazione di un glossario personale. In questo compito lo studente sarà supportato dalle scelte grafiche operate nel testo, quali l’uso dei colori, del grassetto, degli sfondi colorati e dei frequenti termini virgolettati. Tali scelte grafiche, se vogliamo un pò controcorrente rispetto ai testi accademici o semplicemente più discorsivi, sono coerenti con l’impostazione didattica del Manuale, tutta tesa a facilitare – anche attraverso il mezzo visivo – la comprensione, la memorizzazione e l’interiorizzazione di concetti spesso ostici nella loro apparente astrazione. Le esercitazioni prevedono inoltre prove di lettura, di scrittura e, laddove opportuno, prove uditive: anche qui il collegamento con l’impostazione del Manuale di Musica è rispettato e potenziato.
I numerosi esempi si dividono in schemi grafici e in citazioni tratte dalla letteratura musicale. Per quanto riguarda i primi, non deve meravigliare la puntigliosità con la quale agli argomenti più importanti si dedicano più schemi, tabelle ed esempi: si ritiene infatti che l’apprendimento debba essere comunque favorito se l’oggetto viene focalizzato da distanze diverse ed osservato da più angolazioni. Gli esempi d’autore – quasi sempre trascritti integralmente e solo occasionalmente trasportati o sintetizzati – sono corredati dall’indicazione dell’organico vocale/strumentale solo quando non si riferiscono alla pura destinazione pianistica, d’altronde la più frequente nel Manuale. In tutti i casi sono segnalati il nome dell’autore e l’indicazione della composizione con i dati utili ad una sua rapida individuazione per l’eventuale consultazione integrale.
II metodo di Mario Fulgoni, già completo per la formazione e l’affinamento delle capacità musicali di base e già a lungo collaudato nella attuale realtà degli studi musicali, è oggi arricchito dalla pubblicazione del Manuale di Teoria musicale, venendo a rappresentare un testo moderno ed aggiornato anche nell’ottica della Riforma dei Conservatori, oggi in atto.
Disponibile anche il seguente volume del Manuale Di Teoria Musicale: FULGONI / SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Secondo
FULGONI / SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Secondo
Prezzo regolare €25,00 Salva Liquid error (snippets/product-template line 131): Computation results in '-Infinity'%MARIO FULGONI / ANNA SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Secondo
Il Manuale di Teoria musicale nasce come completamento del metodo di formazione musicale di base, rappresentato dai lavori di Mario Fulgoni che già da vent’anni sono diffusi nella realtà didattica: i due volumi del Manuale dì Musica, i tre del Manuale di Solfeggio e il fascicolo dei Dettati con i 3 CD audio MP3.
Anche la collaborazione tra Mario Fulgoni e Anna Sorrento ha origine nel comune impegno pedagogico, nella condivisione di un progetto formativo e nella sua verifica costante negli ultimi quindici anni. Il Manuale di Teoria musicale si prefigge di approfondire la trattazione scarna ed essenziale del Manuale di Musica, di rilevarne i problemi e di proporne le soluzioni. Il Manuale di Teorìa rappresenta anche la sede adatta per offrire allo studente un corredo di osservazioni, di informazioni, di raffronti, di esempi, di esercitazioni e, non ultimo, di interrogativi che lo stimolino ad un ulteriore approfondimento.
L’impostazione strutturale del Manuale di Teoria rispetta la suddivisione e la distribuzione degli argomenti a suo tempo adottate nel Manuale di Musica. Proprio in conformità a questo criterio si è pensato di mantenere l’articolazione in due volumi delle tre principali aree di studio: la semiografia musicale, il ritmo, le basi della melodia e dell’armonia. La Semiografia musicale I (nel primo volume) è rivolta all’osservazione e alla sistematizzazione razionale della notazione musicale relativa all’altezza e alla durata dei suoni. Nel secondo volume (Semiografia musicale II) si esplorano anche le possibilità di espressione grafica o simbolica dell’intensità e del timbro, prevedendo anche un paragrafo dedicato allo studio della velocita di scorrimento del ritmo: la Agogica, la sua notazione e modulazione. Il vasto capitolo della “Stenografia musicale” è selettivamente centrato su abbellimenti e abbreviazioni.
La grande area del ritmo musicale è ripartita in diversi capitoli. La definizione di ritmo, le leggi che ne regolano l’organizzazione, le convenzioni di scrittura e le classificazioni metriche costituiscono il capitolo “II Ritmo e la sua organizzazione” (primo volume, capitolo primo, Il Ritmo I). Le “Alterazioni ritmico-metriche” sono invece suddivise tra i due volumi: i “Contrasti ritmico-metrici” (sincope, contrattempo, gruppi irregolari) sono inclusi nel primo volume (Il Ritmo I, capitolo secondo), mentre la multimetria (cambiamenti di tempo), la polimetria, la poliritmia e altri aspetti particolari vengono trattati nel secondo volume (Il Ritmo II). Vasto spazio è dato all’indagine, al confronto e alla classificazione dell’accento musicale nella sua complessa e sfaccettata realtà. “Scale” e “Intervalli” sono i due importanti capitoli che costituiscono la terza parte del primo volume: Le basi della melodia e dell’armonia I. Nel secondo volume quest’area è completata dallo studio della struttura e della risoluzione degli accordi di tre, quattro e cinque suoni e dalla impostazione delle modulazioni tonali, affrontate qui da un punto di vista essenzialmente melodico (Le basi della melodia e dell’armonia II).
Il secondo volume prevede anche argomenti estranei alle tre aree principali o ad esse collegati come applicazione pratica o come campo specifico di indagine: la classificazione delle voci e degli strumenti musicali, il problema della intonazione e il concetto di “temperamento”, la tecnica del trasporto con riferimento agli strumenti traspositori e alle implicazioni pratiche del setticlavio. Queste tematiche sono inserite nell’area semiografica (volume II, parte I).
La trattazione è corredata da “finestre storiche” che si aprono là dove l’interesse del testo sollecita un approfondimento: la loro funzione non è quella di offrire una esposizione completa e chiusa in sé stessa, ma piuttosto di inquadrare in estrema sintesi spunti di ricerca che lo studente potrà individuare ed ampliare. Anche i frequenti “dizionari” multilingue, redatti per area o per singolo argomento, sono collocati come sussidio all’approfondimento individuale che spesso implica una vasta consultazione bibliografica. Questa prevede a sua volta la conoscenza di base delle principali lingue straniere, tenendo conto che in genere i comuni dizionari non offrono alcun aiuto per la comprensione dei termini tecnico-musicali. Le aree o, in qualche caso, i singoli capitoli sono seguiti da esercitazioni pratiche che consistono – sistematicamente e in primo luogo -nell’impostazione e redazione di un glossario personale. In questo compito lo studente sarà supportato dalle scelte grafiche operate nel testo, quali l’uso dei colori, del grassetto, degli sfondi colorati e dei frequenti termini virgolettati. Tali scelte grafiche, se vogliamo un pò controcorrente rispetto ai testi accademici o semplicemente più discorsivi, sono coerenti con l’impostazione didattica del Manuale, tutta tesa a facilitare – anche attraverso il mezzo visivo – la comprensione, la memorizzazione e l’interiorizzazione di concetti spesso ostici nella loro apparente astrazione. Le esercitazioni prevedono inoltre prove di lettura, di scrittura e, laddove opportuno, prove uditive: anche qui il collegamento con l’impostazione del Manuale di Musica è rispettato e potenziato.
I numerosi esempi si dividono in schemi grafici e in citazioni tratte dalla letteratura musicale. Per quanto riguarda i primi, non deve meravigliare la puntigliosità con la quale agli argomenti più importanti si dedicano più schemi, tabelle ed esempi: si ritiene infatti che l’apprendimento debba essere comunque favorito se l’oggetto viene focalizzato da distanze diverse ed osservato da più angolazioni. Gli esempi d’autore – quasi sempre trascritti integralmente e solo occasionalmente trasportati o sintetizzati – sono corredati dall’indicazione dell’organico vocale/strumentale solo quando non si riferiscono alla pura destinazione pianistica, d’altronde la più frequente nel Manuale. In tutti i casi sono segnalati il nome dell’autore e l’indicazione della composizione con i dati utili ad una sua rapida individuazione per l’eventuale consultazione integrale.
II metodo di Mario Fulgoni, già completo per la formazione e l’affinamento delle capacità musicali di base e già a lungo collaudato nella attuale realtà degli studi musicali, è oggi arricchito dalla pubblicazione del Manuale di Teoria musicale, venendo a rappresentare un testo moderno ed aggiornato anche nell’ottica della Riforma dei Conservatori, oggi in atto.
Disponibile anche il seguente volume del Manuale Di Teoria Musicale: FULGONI / SORRENTO - Manuale Di Teoria Musicale • Volume Primo